“Esistono cantieri fortunati ed altri sfortunati” (R. Bonzi). Da cosa dipende?

Il benessere abitativo evoluto (o meglio, evolutivo), passa anche dal benessere del luogo, nella sua fase trasformativa. Scopriamo perchè.

Ho recentemente chiesto ai T-Builders (Facilitatori Progettazione Evolutiva®) di scrivere cosa significasse per loro il concetto “Cantiere Evolutivo”. Ne sono uscite considerazioni di grande spessore e valore.

Riporto qui sotto un estratto di ciò che ha condiviso la T-Builder Roberta Bonzi, e poi aggiungerò qualche riflessione.

“Cantiere è quel luogo dove la progettazione prende forma e, con la collaborazione di più maestranze, sotto le indicazioni di un progettista, secondo i desideri di un cliente, il manufatto viene creato.

Fino al 2021 credevo esistessero cantieri fortunati e cantieri sfortunati; i primi erano quei lavori e cantieri dove tutto filava liscio, ovvero dove, fin dal concepimento del progetto sulla carta ad arrivare alla realizzazione fisica, s’instaurava un clima di collaborazione, rispetto e fiducia reciproci tra gli attori coinvolti nel processo. Naturalmente nei cantieri sfortunati succedeva l’opposto, discussioni, disguidi, ritardi, arrivando in fondo con fatica, per poi lasciare comunque un po’ tutti con “l’amaro in bocca”.

Nel 2022, in seguito al Percorso T-Lab del metodo T-Building® e all’acquisizione di un nuovo concetto di benessere abitativo attraverso le procedure ed attività della Progettazione Evolutiva®, ho compreso per quale ragione ciò si poteva verificare: è tutta una questione legata al tipo di energie impiegate ed espresse sia in fase progettuale, sia costruttiva.

Il Cantiere Evolutivo, naturale prosecuzione del percorso di Progettazione Evolutiva®, si basa anch’esso sul principio che tutto è energia e vibrazione, anche i pensieri e le relative emozioni che ogni attore del processo costruttivo porta con le proprie azioni nel corso dello svolgimento del cantiere. Infatti, quelle energie espresse attraverso quei pensieri, andranno ad informare energeticamente il luogo, dandogli una sorta di imprinting energetico.

Per questo motivo è necessario che, all’interno del Cantiere Evolutivo, le relazioni siano consapevoli di ciò, affinché le conseguenti azioni siano il frutto di questa consapevolezza; si riesca, quindi, ad instaurare un rapporto cooperativo armonicamente sinergico attraverso il quale la realizzazione del manufatto diventa spontaneamente il migliore risultato ottenibile, frutto di un comportamento etico di reciproco rispetto tra tutte le figure coinvolte, in qualunque mansione, in qualunque ruolo.

In definitiva, ho compreso che il cosiddetto cantiere fortunato, altro non è che un Cantiere Evolutivo spontaneo, dove, inconsapevolmente, si è realizzato il miglior contesto energetico che ha permesso di portare a compimento il progetto nel rispetto e nella soddisfazione di tutti e tutto, cliente, progettista, maestranze e manufatto stesso”.

-Roberta Bonzi-

Come si realizza un cantiere evolutivo?

In primis, si può realizzare, come dice Roberta, in modo spontaneo. Tuttavia è possibile oggi intervenire in anticipo per fare in modo che il luogo possa “nutrirsi” della migliore energia, parole, pensieri delle persone che contribuiscono alla sua realizzazione.

Palazzo Roccabonella a Padova ne è stato il primo esempio: attraverso dei momenti di crescita con le maestranze, esse sono state messe a conoscenza di certe dinamiche, ed hanno cambiato visione, atteggiamento e comportamento, in meglio.

Ca’ del Chiostro, sempre a Padova, ne è un altro esempio: la condivisione di come contribuire alla realizzazione di un Habitat Evolutivo® attraverso un atteggiamento al luogo, alle persone, al lavoro più attento alla componente intangibile, diventa fondamentale.

Non è certamente semplice e non si può pretendere di arrivare a tutte le maestranze e con lo stesso livello di consapevolezza, ma l’importante è dare avvio anche a questa piccola ma importante rivoluzione nell’ambito della gestione del cantiere, fino ad ora completamente ignorata.

Comunicazione semplice e mirata, esempi, empatia, diventano le chiavi fondamentali di questa grande innovazione nell’abitare.

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Chi è e cosa fa un “T-Builder”